Pietro Cocco
Pietro Cocco è un fotografo di still life e un videomaker. Cinque anni fa la sua passione per la fotografia è diventata un lavoro.
Pietro vive tra Milano e New York, tra progetti personali e grandi brand della moda.
Intervista
ILA: Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
PIETRO: Negli ultimi anni ho trovato interessante l’arte del ‘900 e precedente, perché ci sono spesso dei dettagli che estrapolati dal dipinto o dal contesto museale sono in realtà molto contemporanei. Vedere mostre, musei, che siano contemporanei o di arte antica è una cosa di cui ho bisogno. Sento che ciò arricchisce la mia ricerca estetica che poi si ri-propone nel mio lavoro.
Poi da sempre amo sfogliare i libri che ho in libreria e guardare film e video musicali.
Ad esempio attira sempre la mia attenzione questo libro di Robert Longo: è una documentazione fotografica delle opere che poi lui ridisegnerà a matita. Trovo che la parte di bozza sia quasi più interessante dell’opera stessa finale.
ILA: raccontarci gli ultimi lavori che hai realizzato?
PIETRO: Ho iniziato di recente una collaborazione con una delle più importanti testate nazionali. Si tratta di editoriali di cui il primo è già uscito e ce ne sono altri due in coda per i prossimi numeri. Un’altra cosa di cui vado fiero è una collaborazione per un marchio di sneakers. La campagna è diventata poi un cartellone pubblicitario grandissimo collocato in una delle vie principali di Milano.
ILA: Con il tuo video “La ragione” hai avuto diversi riconoscimenti...
PIETRO: Si tratta di un lavoro realizzato ormai 3 anni fa ed è stato commissionato da un grosso magazine di moda. La loro richiesta era quella di rappresentare la collezione di borse di Benedetta Bruzziches. È stato un lavoro importante perché ho avuto la possibilità di scegliere e di girare all’interno di una delle location che preferisco a Milano, il foyer del Teatro Manzoni. Dalla sua uscita il video ha partecipato ogni anno ai più importanti fashion film festival a livello nazionale e internazionale. È partito da Berlino per finire quest’anno al festival di Cape Town. Nel frattempo è stato premiato a Londra come “Best fashion film”.
ILA: E hai anche delle collaborazioni musicali...
PIETRO: Ho fatto la conoscenza di Corrado (Mecna), quando sono stato contattato per la realizzazione di cover e artwork del suo ultimo disco. Durante la fase di progettazione, confrontandoci, abbiamo scoperto di avere dei gusti estetici molto simili. L’idea della realizzazione di un video musicale è venuta naturale.
ILA: Parlaci della tua esperienza a New York...
PIETRO: La città in sé è molto stimolante, magari non dall’aspetto visivo perché ho altri canoni estetici, ma sotto l’aspetto culturale, di interazione con persone che fanno cose interessanti. Non ho trovato questo tipo di interazione in nessun altro posto. E sicuramente il fatto di averci passato molto tempo mi ha aiutato nello scoprire questa parte della città.
ILA: Hai un oggetto cui tieni in particolare?
PIETRO: Si tratta di un portachiavi che mi sono fatto fare ad hoc, e rappresenta il Terzo Paradiso di Pistoletto. È un’opera che mi sembra molto interessante perché è una reinterpretazione del simbolo dell’infinito con l’aggiunta di un terzo anello centrale. Tra le varie interpretazioni c’è quella in cui questo anello serve come congiunzione tra la materia e la natura. Quindi tra la parte moderna, l’uomo, e quella più naturale.
ILA: Cos’è la creatività secondo te?
PIETRO: Penso che la creatività sia una caratteristica innata in qualsiasi persona. Durante la crescita sta prima ai genitori e poi all’individuo stesso coltivarla, farla crescere e incanalarla in qualcosa di concreto nella vita comune o nel lavoro.
Personalmente ho trasformato la parte creativa della mia vita in una professione. Da sempre, che si tratti di scegliere un determinato complemento d’arredo, un oggetto o anche risistemare cucina, tendo sempre a creare delle composizioni che siano interessanti esteticamente. Lo stesso faccio quando non sono di fretta mentre cucino: mi piace disporre gli ingredienti all’interno del piatto in modo interessante esteticamente.
ILA: Come vivi la tua pausa?
PIETRO: Se non sono sul set, generalmente sto lavorando al computer. Ciò significa stare molte ore davanti allo schermo ascoltando musica. Quando ho bisogno di una pausa, stacco completamente sia dal computer che dalla musica: mi piace magari prendere la bici e se il tempo lo permette farmi un bel giro.
Poi che sia in un parco o per le vie di un quartiere la mia attenzione in realtà è sempre attiva nel soffermarmi su delle cose interessanti che potrebbero ispirarmi per un altro lavoro o che potrebbero essermi effettivamente utili a livello materiale per una composizione.
ILA: Quale sarà il tuo prossimo progetto?
PIETRO: Ho iniziato di recente una collaborazione con un’altra fotografa, Petra Valenti, e insieme stiamo iniziando un libro che tratta un aspetto della cultura londinese.
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